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I3XTY > TUTTI 08.05.23 12:51l 93 Lines 3385 Bytes #999 (0) @ EU
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Subj: ECCO: Vu o Vi..?
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Digita il testo:
E' da tempo che noto una anomalia sul nome delle due lettere dell'alfabeto.
Ho provato a sensibilizzare i protagonisti sul fatto ma inutilmente
lasciando spazio all'incertezza.
Infatti si chiamano Vu il W e vi il V?
Rimane la confu... a tutt'oggi.
io sono il meno indicato a sostenere questa tesi dato che non sono un
letterato, ma per gioco di forsa interessato piu' che mai dato che sono
anche un RADIOAMATORE dove mi sento esperto in comunicazione, e senza
errore.
Si sa, in CW la W e' .-- e la V e' ...-
La A e' .- e la Z e' --..
Capisco il "gregge", ma no e mai i radioamatori: che non devono o non
dovranno cadere mai cosi' in basso.
Per loro le lettere sono UNIVOCHE. Beh, in telegrafia e nei sistemi o modi
digitali senzaltro.
Uguale sara' e deve esserlo: in FONIA.
Qundi W=vu e V=vi
Basta sforzarsi un po' data la sottocultura seminata da non si sa quale
voglia... e si recupera.
Ebbene ecco un testo, seguente, che da' l'idea di come altri la pensino. Sul
proposito... di come e o non come pensarla.
Dalla Triccani
23 settembre 2020
Con la presente vi chiedo di prendere posizione sull'uso invalso in Italia
di leggere la lettera V non come giustamente si legge e cioè "vi" ma come
"vu". Quotidianamente chiunque pronuncia in televisione, nelle pubblicità,
nella vita di tutti i giorni, parole come DVD (che si deve leggere "di vi
di") pronunciandolo come "di vu di" o la più antipatica di tutte il chiamare
la televisione storicamente come "ti vù" al posto del corretto "ti vi", che
anche se uguale alla pronuncia inglese è la corretta pronuncia delle due
lettere che compongono la sigla. Solo quando devono leggere la sigla
automobilistica di Treviso TV non dicono Tivù ma Tivi, forse per con
confonderla con il modo in cui chiamano la televisione.
Ci limiteremo a riportare quanto scrive nella sua Grammatica italiana (Utet
Libreria, 1989, p. 37) Luca Serianni – sostenuto dall’Accademia della Crusca
–: «I nomi delle varie lettere sono oggi stabilizzati tranne per v, che come
segno distinto da u ha autonomia più recente; si osservi, ad ogni modo, che
"vu", oltre ad essere altrettanto (se non più) radicata, è la dizione
coincidente con l'uso toscano, come notava già Romanelli (Lingua e dialetti,
Livorno, Giusti, 1910): «meridionale (e anche boreale) è la pronunzia vi, o
ve della spirante v, che in Toscana si chiama vu».
Va detto che l’uso parlato spinge negli ultimi decenni in direzione della
pronuncia vi, per influsso della lingua parlata a Milano (e nel Nord
Italia), che costituisce uno dei poli di espansione di numerosi fenomeni e
innovazioni in fatto di usi linguistici.
© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata
Cordiali 73 de Luigi I3XTY
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