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IZ3LSV

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Qualche considerazione sul progetto di uno stadio 
amplificatore di tensione
a transistors a cura dell'Ing. Vito Rogianti (Cq 
elettr. 1967) :
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SEGNALI DEBOLI E SEGNALI FORTI :

Una distinzione fondamentale e' quella tra
amplificatori di tensione per segnali deboli e per 
segnali forti.
Nel  primo  caso  i segnali all'uscita 
dell'amplificatore sono deboli ossia
sono piccoli rispetto per esempio alla tensione di 
alimentazione sicche' le
escursioni  attorno  al  punto  di  riposo  sono  
piccole  e non ci si deve
preoccupare della distorsione.
In questi amplificatori spesso il guadagno e' piuttosto 
elevato e siccome i
segnali  all'uscita  sono  piccoli,  quelli all'entrata 
lo saranno assai di
piu', ragion per cui occorre prendere particolari 
precauzioni nei confronti
del rumore.
Negli  amplificatori  per  segnali  forti il livello 
dei segnali all'uscita
puo'   essere   dello   stesso   ordine   di  grandezza 
 della  tensione di
alimentazione  sicche'  il  problema principale 
riguarda la distorsione e i
vari  modi di ridurla tra cui la scelta accurata del 
punto di lavoro, cioe'
delle polarizzazioni.

STADIO AMPLIFICATORE A TRANSISTORE :

Come si e' detto altre volte un transistore puo' essere 
visto in modo assai
semplificato,  ma  abbastanza  onesto,  come  "una  
cosa"  in cui entra una
corrente  da  una  parte  e  ne esce una dall'altra, 
amplificata secondo un
fattore che e' il cosidetto "beta" e il cui simbolo e' 
hFE.
Se  ci  si  chiede  quale sia il guadagno in tensione 
di un simile oggetto,
basta  pensare  che  la  corrente  di uscita produrra' 
una tensione ai capi
della  resistenza  di  carico  e  che  per avere una 
corrente in entrata e'
necessario  applicare  una  adeguata  tensione  ai  
capi  della  resistenza
d'entrata del transistore.
Naturalmente  qui stiamo parlando di correnti e 
tensioni alternate relative
ai segnali, da non confondersi con le correnti e 
tensioni continue relative
alle  polarizzazioni,  che  si  suppongono  fisse  e 
alle quali le prime si
vengono a sommare.
Sicche'  ragionando  solo rispetto ai segnali, per uno 
stadio amplificatore
del  tipo  di  figura  2  vale lo schema equivalente di 
figura 3 in cui non
appaiono  le tensioni di alimentazione (che per i 
segnali equivalgono a dei
cortocircuiti verso massa), ne' gli eventuali 
condensatori di accoppiamento
(che anch'essi si comportano come cortocircuiti per i 
segnali alternati).
In  figura 3 il transistore e' schematizzato come si e' 
detto nel modo piu'
semplice e cioe' come un amplificatore di corrente con 
guadagno pari ad hFE
e con resistenza d'ingresso RIN, mentre si sono 
trascurate le resistenze di
polarizzazione.
Il  transistore  e'  comandato  dalla  tensione  di  
segnale  VS tramite la
resistenza  RS  che  rappresenta  per  esempio la 
resistenza d'uscita dello
stadio precedente.
LA  FIGURA  2  :  il  transistore  con  il segnetto 
verticale al centro del
cerchietto  e con la freccia che parte dal centro del 
segnetto e rivolta in
basso  con  la  freccia  che  tocca  il cerchietto,indi 
c'e' la RE alla cui
uscita  in  parallelo  c'e' la REE e un condensatore 
elettrolitico( col piu'
rivolto verso la RE) chiamato CE.
Il filo di base va in alto alla RB1, in basso alla RB2, 
a sinistra col
CB (un condensatore) indi la RS.
Il  generatore  o  segnale  di  entrata VS va verso 
l'alto al RS e verso il
basso al RB2 REE CE e negativo batteria VCC.
La RB1 va alla RC e qui entra nel transistor come 
collettore.
La RB1 va alla RC e quindi al piu' della batteria VCC.
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LA FIGURA 3 : Circuito equivalente semplificato di uno 
stadio amplificatore
a  transistore  : Il generatore di segnale VS col piu' 
in alto e il meno in
basso. In alto va al RS indi al RIN e va al negativo 
sorgente VS
Il negativo VS va al piu' RC VC e ritorna sul piu' RC.
IC=hFEIb
Nel   disegno   vi   e'  un  quadrettino  tratteggiato  
che  comprende come
transistore la resistenza chiamata RIN e il ritorno 
verso il piu' RC,
dove IC=hFEIb
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COME SI CALCOLA IL GUADAGNO :

Ebbene  e'  semplicissimo  :  basta  calcolare  la  
corrente  Ib che entra,
moltiplicarla  per  il guadagno in corrente e poi, per 
ottenere la tensione
d'uscita, moltiplicarla per la resistenza di carico.
Scrivendo in formule tutto questo discorso si ha :
(1)    Ib=VS/(RS+RIN)
(2)    IC=hFE Ib = hFE Vs/RS+RIN
(3)    VC=IC RC=VS RC hFE/(RS+RIN)
e il guadagno in tensione e' allora in definitiva :
(4)    AV=VC/VS=hFE RC/RS+RIN

Se  la  resistenza  del generatore RS e' molto maggiore 
di quella d'entrata
del transistore RIN si ha che il guadagno di tensione 
e' pari a hFE RC/RS.
Se si ha un amplificatore costituito da piu' stadi 
uguali tra loro posti in
cascata  si  avra'  ovviamente  RC=RS  e  per ciascun 
stadio il guadagno in
tensione e' pari esattamente al guadagno in corrente 
del transistore.
Il guadagno totale di tutti i vari stadi e' dato ancora 
dalla (4) in cui RC
e'  il carico dell'ultimo stadio, RS e' sempre la 
resistenza del generatore
e  hFE  pero'  e' il guadagno in corrente complessivo, 
pari al prodotto dei
guadagni di tutti gli stadi.

COME FARE PER AVERE UN GUADAGNO STABILE :
Tutte  queste  considerazioni e queste formulette sono 
assai carine e anche
abbastanza utili in pratica, ma pongono subito in 
rilievo il grande difetto
di  questo  tipo  di  amplificatori  e  cioe'  la 
fortissima dipendenza del
guadagno in tensione dal guadagno di corrente hFE, che 
tra l'altro dipende
dalla temperatura.
Basta sostituire il transistore con un altro con 
diverso hFE o basta che la
temperatura  vari  di  una decina di gradi, se c'e' 
piu' di uno stadio, per
avere una forte variazione di guadagno.
Se  allora il guadagno aumenta, a parita' di segnale 
d'ingresso, il segnale
d'uscita  tende ad assumere una ampiezza che magari e' 
addirittura maggiore
della tensione d'alimentazione e quindi si hanno 
saturazioni e distorsioni;
se   invece   diminuisce,  l'ampiezza  d'uscita  puo'  
diventare  del tutto
insufficiente.
Ma  allora  qual'e'  la  soluzione  per evitare che il 
guadagno di tensione
dell'amplificatore  a  transistori  dipenda troppo dal 
guadagno di corrente
dei vari stadi ?
I  piu'  navigati  tra  i lettori (ammesso che abbiano 
avuto la pazienza di
arrivare sin qui) avranno gia' certamente pensato alla 
controreazione.
Questa  magica parola, evocatrice di oscillazioni pazze 
negli amplificatori
e  di  robuste  amplificazioni  negli  oscillatori, 
potra' essere in futuro
l'argomento di una di queste note, ma per ora 
lasciamola da parte, o meglio
ancora utilizziamola senza dirlo a nessuno.
La  soluzione  che  stavamo cercando consiste nel fare 
si che la resistenza
d'entrata del transistore non sia affatto piu' piccola 
della resistenza del
generatore, ma sia invece il contrario.
Ricordiamo  intanto  che  la resistenza d'entrata altro 
non e' che la somma
della  resistenza  della  regione  di  base rb, della 
resistenza interna di
emittore  re  moltiplicata  per  il  guadagno  di 
corrente e, infine, della
resistenza  esterna di emettitore RE, se c'e' (o meglio 
di quella parte che
non e' shuntata verso massa con un condensatore) 
anch'essa moltiplicata per
hFE
si ha cioe' :
(5)    RIN=rb+hFE(re+RE)
e sostituendo nella espressione del guadagno (4) si 
ottiene
(6)   AV=hFE 
RC/RS+rb+hFE(re+RE)=RC/[RS+rb/hFE]+re+RE=RC/RE
(ripeto la (6) :
     hFE  RC                        RC            RC
AV =---------------------- = ----------------- = -----
    RS + rb + hFE(re + RE)   RS + rb              RE
                             ------- + re + RE
                             hFE
(l'ultimo uguale si intende "pressapoco uguale", cioe' 
il segno ha
sopra l'uguale una s rovesciata)
Questo risultato e' estremamente interessante perche' 
mostra come lavorando
con  una  resistenza  RE  abbastanza  elevata  il  
guadagno in tensione non
dipende  piu'  dal  guadagno  di  corrente hFE ma solo 
da un rapporto tra i
valori di due resistenze.
Ma  siccome  a  questo mondo non si ha mai niente per 
niente vediamo subito
che  cosi  facendo ci abbiamo rimesso nel guadagno in 
tensione che e' assai
minore di quello di prima.

SCELTA DEL PUNTO DI LAVORO :

Se l'amplificatore e' per segnali deboli il problema 
maggiore e' quello del
rumore.  Occorre  allora definire il punto di lavoro 
ottimo come quello che
minimizza il rapporto segnale/rumore.
La  tensione  tra  collettore  ed  emettitore e' bene 
che sia relativamente
piccola e cioe' pari a uno o due volt, mentre la 
corrente di polarizzazione
deve  essere  quella  per cui la figura di rumore e' 
minima in funzione sia
della  banda  di frequenza che si vogliono amplificare, 
sia della impedenza
della sorgente.
In  generale  i  buoni  produttori di semiconduttori 
forniscono dei grafici
concernenti  la  figura  di rumore , in base ai quali 
si sceglie appunto la
corrente di polarizzazione.
In  uno  stadio d'ingresso a basso rumore vanno poi 
prese delle precauzioni
particolari nella scelta dei componenti, in modo che 
non aggiungano rumore,
in particolare le resistenze e' bene che siano a strato 
metallico.
Se  l'amplificatore e' per segnali forti occorre per 
prima cosa usare delle
tensioni  di  alimentazione  abbastanza  elevate  in  
modo  da garantire la
massima escursione possibile alla tensione di 
collettore e poi scegliere il
punto  di lavoro ben centrato rispetto a questo 
intervallo in modo da poter
amplificare  segnali  di ampiezza quanto maggiori e' 
possibile senza che si
verifichino tagli e distorsioni.
In  tutti  i casi, pero', e' bene che il punto di 
lavoro prescelto sia reso
stabile  rispetto  alla  temperatura  e  se  possibile  
anche rispetto alle
sostituzioni,  in  modo da alterare il meno possibile 
il buon funzionamento
dello stadio.

ESEMPIO DI PROGETTO DI UNO STADIO AMPLIFICATORE :

Vogliamo ora progettare uno stadio amplificatore a 
transistore con guadagno
di  tensione  stabile  e  pari a 10 usando un 
transistore con hFE=100 e con
resistenza di sorgente e di carico uguali e pari a 10 
Kj.
Il  circuito deve funzionare ancora in maniera 
soddisfacente se il guadagno
di corrente e' 50.
La tensione di alimentazione disponibile e' pari a 12 
volt.
Supponiamo  di  usare  lo  schema di figura 2 e per le 
considerazioni su come
polarizzare  il  transistore  rimandiamo il lettore 
alla puntata precedente
del "circuitiere".
Per  avere una buona stabilita' del punto di lavoro 
senza dover ricorrere a
valori  troppo  bassi  delle resistenze di 
polarizzazione si puo' usare una
resistenza  totale esterna di emettitore pari a 10 kj ; 
cio' e' ragionevole
nel  caso  in  cui non si abbiano particolari requisiti 
sull'ampiezza della
tensione  d'uscita,  altrimenti  sarebbe opportuno 
scegliere un valore piu'
basso.
In   queste   condizioni,  suddividendo  le  cadute  di 
 tensione  lungo il
transistore  come  imndicato  in  figura  4, la 
tensione sull'emettitore e'
fissata  a 4 volt e i restanti 8 volt sono a 
disposizione per le variazioni
della tensione d'uscita.

FIGURA 4 : CADUTA DI TENSIONE IN UN TRANSISTORE 
AMPLIFICATORE :
Al centro del cerchietto c'e' la lineeta verticale, 
dove dal suo centro
sale in alto il collettore con la resistenza RC, mentre 
in basso dal centro
della lineetta parte la freccia che bacia il 
cerchietto, indi c'e' RE
poi  si  dirama  a  sinistra  REE  e  a destra in 
parallelo il condensatore
elettrolitico col piu' verso RE e meno a massa e 
all'uscita REE
A destra di detto disegno c'e' una linea verticale che 
indica con un tratto
V/3 la tensione ai capi di RC, V/3 la tensione fra 
collettore ed RE,
V/3 la tensione fra freccetta e massa.

La  tensione  di  collettore, essendo la corrente 
d'emettitore praticamente
uguale a quella di collettore, varra' 8 volt in modo da 
essere ben centrata.
La corrente che percorre il transistore vale 4 volt/ 10 
kj = 0.4 mA.
La resistenza interna di emettitore vale allora re = 
25/0.4 = 60 j
Per  avere  un  guadagno  di  tensione stabile e che 
dipende poco da hFE si
usera la formuletta AV = RC/RE ricavando RE = 1 kj
La  resistenza  totale  di  emettitore,  che si era 
scelta pari a 10 kj, va
spezzata in due (1 kj + 9 kj) e il punto intermedio va 
shuntato a massa con
un grosso condensatore, in modo da avere un 
cortocircuito per i segnali.
Pero'  adesso va verificata la condizione di 
applicabilita' della regoletta
che  si  e'  usata per calcolare RE e cioe' si deve 
vedere se la resistenza
d'entrata  del  transistore  e'  veramente  molto  
maggiore di quella della
sorgente oppure no.
La  resistenza  di  entrata si ottiene dalla formula 
(5) e, trascurando per
ora   rb   si  ottengono  100  kj  e  50  kj  nei  due  
casi  in cui hFE e'
rispettivamente pari a 100 e 50.
Tutti  e  due  questi  valori  sono abbastanza maggiori 
di 10 kj sicche' la
faccenda funziona.
In  caso contrario si sarebbe dovuto concludere che il 
valore prescelto del
guadagno  era  incompatibile con l'esigenza della 
stabilita' e percio' o lo
si  riduceva  oppure  si  dovevano  scegliere 
transistori con guadagno piu'
elevato.
Togliamoci ora la soddisfazione di calcolare il 
guadagno in tensione con la
formula esatta (6) supponendo rb = 100 j
Nei due casi in cui hFE e' pari a 100 e a 50 si ha 
rispettivamente AV = 8.6
e 7.9, sicche' la variazione del guadagno e' assai 
piccola.
Se per esempio il transistore fosse piu' di la' che di 
qua e il guadagno in
corrente valesse 10 si avrebbe AV = 4.8
Per  avere  un  guadagno  pari  esattamente  a  10  in 
almeno una delle due
condizioni  si sarebbe dovuta usare nel progetto la 
formula esatta anziche'
quella  approssimativa  tuttavia  si  fa  sempre  in 
tempo ad aggiustare il
valore di RE fino ad avere esattamente il guadagno 
desiderato.
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                           (fine)
  


De i3xty Luigi in paese



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